THIS AUGUST AGE - Artifacts

21.12.2022

Il 2020 è stato un banco di prova drammatico per tutta l'umanità che si è trovata per la prima volta a dover affrontare un pericolo così largamente diffuso a cui ognuno di noi ha cercato di far fronte nel modo migliore che ha potuto, Le reazioni delle persone a questo stato di emergenza sono state diverse per tutti. 

C'è chi si è fatto prendere dal panico e chi è caduto in una profonda depressione, molti individui hanno radicalmente cambiato le loro abitudini di vita cercando di mettersi in salvo da un virus che sembrava non lasciare scampo a nessuno. Sono passati quasi tre anni da quando il fenomeno è scoppiato e siamo tutti profondamente cambiati, forse per sempre.

Chi è riuscito a non perdere la testa è perché probabilmente ha trovato una forte motivazione ad andare avanti e a non lasciarsi andare alla paura.

Per molte persone la risposta è stata la musica e il disco dei The August Age intitolato Artifacts è la dimostrazione di cosa è capace lo spirito umano anche in condizioni di conclamata difficoltà.

Il disco che conta dieci canzoni è un opera complessa che si ispira alla musica classica, il progressive rock ed il folk. La band in realtà è costituita da un solo musicista Ryan Klockner che ha approfittato di quel momento in cui il mondo si è fermato per realizzare un album che è il frutto delle sue capacità accresciute durante il periodo più duro della pandemia.

Una caratteristica che contraddistingue questo lavoro è sicuramente la vocalità ed i cori che risultano la parte portante delle canzoni a partire dal primo brano. A Note From The Autor infatti apre il disco con un coro a cappella che ci introduce nel personalissimo mondo dell'autore fatto di amore per le orchestrazioni ed i Beatles. 

Il secondo brano First in Line mette in scena una canzone pop influenzata dalle dinamiche della musica classica in cui spiccano nell'arrangiamento i violini suonati con la tecnica del pizzicato e gli archi che conducono il pezzo. 

Took Back si apre con il pianoforte che introduce il malinconico cantato. In questo pezzo viene dato molto spazio alle parti strumentali tra una strofa e l'altra in cui viene esaltata la tecnica ed il gusto per le orchestrazioni dell'autore. 

Carousel presenta invece un linguaggio musicale decisamente più prossimo al jazz in cui sentiamo chiari riferimenti a quel tipo di suggestioni ed atmosfere soffuse. Un episodio molto intimo e romantico che ci porta al brano successivo. 


Caterpillar è una sorta di ballad che si apre con la cassa in quattro e che presenta un mood più spigliato e spensierato chiaramente influenzato da alcune canzoni dei Beatles.

Il sesto brano, Paradise porta nuovamente i toni in una dimensione più pop con un pezzo lento caratterizzato da un umore più riflessivo. Philanderer's Lament invece costituisce probabilmente l'episodio più dinamico del disco sia in termini di ritmo che di scelta dei suoni. La forte impronta folk della canzone è enfatizzata anche dall'uso della fisarmonica, rendendo il pezzo un ballabile che spicca per il suo carattere all'interno dell'album.

Tattoo si presenta come un valzer scanzonato che mostra un lato inedito di questo vario ed elaborato disco. Here with you ci riporta alle atmosfere sognanti fatte di orchestrazioni di largo respiro in cui gli archi ed il pianoforte portano la musica classica di nuovo in primo piano all'interno dell'opera.

Il disco si chiude con Epilogue che comincia con un introduzione di violini a cui segue il cantato. Anche in questo caso spicca sull'arrangiamento il contributo degli archi a cui risponde un coro polifonico che si ricollega, come a chiudere il cerchio, alla traccia iniziale. Il tempo del brano è lento e maestoso e viene portato avanti da tutta l'orchestra fino alla fine della traccia che chiude trionfalmente l'album.