SCHUZ - Let It Go
Guardando il cielo stellato in una notte d'estate è possibile vedere lo straordinario spettacolo del cosmo. Probabilmente ognuno di noi ha fantasticato di muoversi attraverso quello spazio infinito e di andare alla ricerca di altri pianeti a bordo di una sofisticatissima astronave.
Sono una moltitudine i film, i libri ed i videogame ispirati all'esplorazione dello spazio a conferma del fatto che l'universo ed i suoi misteri hanno da sempre stimolato la fantasia dell'uomo. Forse in un futuro non troppo lontano sarà possibile poter realizzare questo sogno e poter fluttuare tra le stelle immersi nella vastità dell'universo per poter vedere dall'alto la creazione di Dio.
L'introduzione di questo articolo ci è stata ispirata dall'ascolto dell'ultimo singolo dell'artista americano Schuz che con il brano Let It Go ci regala un'esperienza sonora simile ad una passeggiata nel cosmo. Nei circa quattro minuti del pezzo siamo investiti da una moltitudine di suoni e ritmi che potrebbero tranquillamente rappresentare la colonna sonora di un'avventura interstellare.
Il brano che stiamo ascoltando è un ottimo pezzo di musica elettronica con un sound futuristico e ossessivo. Una sequenza di accordi apre la traccia accompagnata da una serie di synth e campionamenti che ci introducono in un'atmosfera spaziale in cui la voci interpretanti sembrano provenire da creature disperse nello spazio aperto che si chiamano e si cercano in modo disperato. La struttura della canzone è tutt'altro che banale e si sviluppa attraverso vari cambi di ritmo e di stati emozionali. Probabilmente l'aspetto ritmico rappresenta una degli elementi più interessanti di questa traccia.
L'accompagnamento delle percussioni conosce diverse sezioni che si alternano durante la durata del brano. Nella prima parte della canzone il ritmo sembra procedere a singhiozzi mentre vari strumenti disegnano a loro volta figure ritmiche complementari che contribuiscono a creare un muro di suono compatto e vorticoso. Dopo uno stop del tempo in cui assistiamo ad un botta e risposta delle voci il ritmo si fa incalzante, quasi nevrotico e ci porta ad una nuova sezione che appare rallentata e che suggerisce il movimento libero di un corpo nell'acqua.
Ascoltando questo brano abbiamo la sensazione di trovarci all'interno di un'enorme stanza in assenza di gravità e di poter compiere evoluzioni su noi stessi mentre siamo sospesi a mezz'aria. A circa metà traccia c'è una nuova accelerazione che sfocia nuovamente in un rallentato. Un'altra particolarità del brano è la scelta dei suoni che risultano ingigantiti dai profondi bassi e dall'uso massiccio di delay e riverbero.
I suoni vengono distorti e piegati e sembrano entrarci dentro passando dal nostro stomaco che si contorce assecondando le modulazioni ed i beat del pezzo. Come in un viaggio interstellare ci sentiamo rapiti dalle note del brano che ci avvolgono in una spirale di suoni che ci ipnotizza e che ci porta in un'altra dimensione in cui i concetti di tempo e di spazio perdono di significato.