RYE CATCHERS - Creeping On Me
Chi ha vissuto l'adolescenza negli anni '90 si ricorderà sicuramente di quanto la nostra vita fosse diversa all'epoca. Nessuno aveva il cellulare, ci si metteva d'accordo con gli amici chiamando sul telefono fisso di casa. Se ci interessava un film dovevamo aspettare che lo trasmettessero le televisioni e dovevamo seguirlo per eliminare la pubblicità nel caso volessimo registrarlo. Le spese si facevano al negozio sotto casa e se ordinavamo qualcosa per posta, quell'oggetto impiegava settimane per arrivare.
Oggi è tutto cambiato, abbiamo qualsiasi cosa a portata di click. E' l'epoca del tutto e subito. Internet è diventata una presenza fissa nelle nostre vite, ma è una presenza inquietante che prende nota di tutto quello che facciamo e diciamo, non solo quando siamo connessi. Non ce ne rendiamo conto, ma non siamo mai stati così sorvegliati come in questi tempi.
Le riflessioni che hanno aperto questo articolo trovano terreno fertile nell'ultimo singolo di Rye Catchers intitolato Creeping On Me, un brano che si ispira alla musica pop degli anni '80 per muovere una critica alla grande rete globale che in favore delle comodità che ci concede ci ha rubato la privacy e la libertà mettendoci in un laboratorio in cui vengono studiati e analizzati i nostri vizi e le nostre abitudini.
Il sound di questo pezzo appare in contraddizione con gli argomenti trattati nel testo perché ovviamente negli anni '80 non c'era assolutamente niente di quello che abbiamo oggi. Questa discrepanza estetica genera una strana sensazione di spaesamento che rende il messaggio ancora più incisivo.
L'atmosfera è quella gioiosa e spensierata del pop di quella decade, ma il testo ci racconta tutta un'altra storia. Attraverso i synth, le tastiere solari ed una melodia agile e dinamica vengono messi sotto accusa gli aspetti più inquietanti di questa era digitale. Si parla di impronte digitali a disposizione delle istituzioni, predatori nascosti in rete e una continua sensazione di essere sotto osservazione da parte di oscuri personaggi.
Nel testo del brano viene posto l'accento anche su l'abitudine al superfluo che ci è stata instillata da questo sistema. Ordiniamo cose su internet che non ci servono e che arrivano subito, senza attese. Ci stiamo trasformando in accumulatori seriali per la gioia delle case produttrici che fanno soldi a palate su questa nostra dipendenza indotta.
Il brano si muove su melodie orecchiabili e la voce della cantante è brillante e coinvolgente, sembra davvero di ascoltare un brano alla radio negli anni '80, ma l'intento non è intrattenere con leggerezza, bensì lanciare un allarme sulla nostra nuova condizione di schiavi digitali.
Quella che sembra una gita in macchina con gli amici è in realtà una deportazione di massa in un laboratorio a cielo aperto in cui saremo tutti controllati, chippati e sezionati con una precisione di indagine senza precedenti.
Questo brano ci è piaciuto moltissimo e non possiamo fare altro che consigliarne l'ascolto a tutti!