PICNIC LIGHTNING - Simulacra
Immaginiamo di camminare tra la sabbia rossa di un deserto infuocato dal sole. Il caldo è soffocante e passo dopo passo avanziamo su quella distesa terrosa. Gli avvoltoi volano in circolo sopra la nostra testa aspettando che la stanchezza e la disidratazione ci facciano crollare per poter banchettare con le nostre membra.
Da lontano vediamo avvicinarsi una furiosa tempesta di sabbia che minaccia di travolgerci con la sua incontenibile potenza. Entriamo in quella nube e improvvisamente scorgiamo una figura dritta in piedi davanti a noi che ci guarda con occhi vuoti e ci parla con una voce bassa e cavernosa. Lì nell'occhio del ciclone apprendiamo una sconvolgente verità su noi stessi e sullo scopo per cui ci troviamo al mondo.
Cadiamo in uno stato di trance e al nostro risveglio abbiamo finalmente chiaro chi siamo e quello che dobbiamo fare.
La mistica esperienza descritta nell'introduzione di questo articolo ci è stata ispirata dall'ultimo singolo della band Picnic Lightning intitolato Simulacra. La band originaria del Texas, formatasi nel 2013, ci regala con questo brano un pezzo dal grande impatto sonoro in grado di trasportare l'ascoltatore in un turbinio di emozioni alla che lo condurranno alla scoperta di sé.
La band definisce il suo sound come "punk del deserto crudo e minaccioso". Non esistono parole più giuste per descrivere il muro di suono vibrante e aggressivo che fuoriesce dai loro strumenti. Un riff di chitarra polveroso apre il brano mentre dei poderosi colpi di timpani annunciano l'avvento della voce e l'avvicinarsi della tempesta.
I versi del brano sono eseguiti da due voci armonizzate che come un mantra allucinato ci raggiungono facendoci zittire intimoriti. Le percussioni raggiungono gli altri strumenti con un ritmo tribale pulsante che sancisce il passaggio dai toni puliti iniziali ad una terrosa dimensione distorta.
Le strofe si susseguono in maniera ipnotica fino ad una sezione strumentale che sembra descrivere il nostro stato d'animo sempre più inquieto. La chitarra solista esegue dei fraseggi sulla falsa riga della linea vocale creando un senso di dinamica rotante simile ad una spirale.
Il tono delle voci è cantilenante e freddo, simile ad una preghiera recitata ad una divinità pagana il cui culto si è estinto da millenni. Verso la seconda metà della traccia un assolo di chitarra si sovrappone al già saturo tappeto sonoro del pezzo, producendosi in un compulsivo susseguirsi di frasi che getta un'ulteriore strato emotivo sui sensi provati dell'ascoltatore.
Il sound della band è massiccio e compatto e riesce a creare un vorticoso moto di suoni che sembra volerci penetrare con la sua contagiosa energia arcana. La parte finale del brano è affidata agli strumenti che mano a mano scompaiono per lasciare la parola al riff di apertura che ricompare per chiudere in modo perentorio questa esperienza sonora.