KEVIN WALSH - Ruby
Ci sono storie d'amore che in realtà non finiscono, neanche quando sono finite. E allora restiamo intrappolati in un limbo sospeso tra due strade: da un lato cerchiamo di trasformare quel dolore in un dolce ricordo per andare avanti, ma d'altro lato restiamo bloccati e intrappolati in quella relazione perché nel nostro cuore desideriamo ardentemente ritornare con quella persona.
Questo è il dubbio sentimentale cantato da Kevin Walsh in "Ruby", una ballata folk pop davvero emozionante che tocca le corde del cuore con i suoi testi contemplativi e il suo arrangiamento evocativo. Questa canzone si addentra in una narrazione sull'amore perduto e sul desiderio di riallacciare i rapporti con la persona un tempo amata.
Rispetto ai precedenti brani, Kevin Walsh adotta questa volta un approccio più introspettivo e sottile, dimostrando la sua straordinaria versatilità artistica e la sua profondità emotiva. La canzone si apre con una domanda contemplativa: "Ti mando un messaggio, un'email o dovrei farti una telefonata?" Parole che evidenziano lo stato vulnerabile e per certi versi confusionale del protagonista della storia.
I testi sono accompagnati da una delicata e nostalgica melodia di pianoforte, suonato magistralmente da Dylan Howe, che cattura quel senso di desiderio che permea e alleggia sulla canzone. Il peso emotivo del brano viene ulteriormente esaltato dagli arrangiamenti d'archi scintillanti di Maria Ryan, mentre le armonie sottili ma toccanti di Sarah Hickey creano un'atmosfera intima che sa essere sia personale che universale.
La produzione di "Ruby", che porta la firma di Kealan Kenny, è magistrale nella sua moderazione voluta appositamente per mettere al centro della scena la voce di Kevin, che esplora gli aspetti più silenziosi e vulnerabili della sua estensione vocale.
Kevin esce dalla sua "comfort zone" e si addentra in terreni sconosciuti, allontanandosi dalla sua caratteristica interpretazione rumorosa e ispirata al rock per abbracciare uno stile più gentile e sfumato, che rende la canzone decisamente più introspettiva. Il risultato finale è un'esibizione cruda e veritiera, con ogni nota che porta con sé un peso di profondità emotiva.
Il ritmo è semplice, ma la canzone non risulta mai monotona grazie ai cambiamenti emotivi, in particolare durante il bridge dove Kevin, con la sua interpretazione vocale, aggiunge un dolce e sofferto senso di desiderio.
Notevole anche l'uso del synth in sottofondo che, pur nella sua sobrietà, aggiunge un bellissimo strato di calore che ammanta di poesia e di sentimento l'intera traccia, amplificando ulteriormente l'impatto emotivo dei testi. Il synth aggiunge anche un tocco di malinconia, sottolineando i temi della separazione e dell'amore perduto.