EVERYTHING BUT THE EVERYTHING - Never Said
Un locale fumoso nella metà degli anni '80, persone che si dimenano su ritmi ossessivi. La rivoluzione punk è già finita, il grunge deve ancora arrivare. Si sta vivendo un boom economico di ritorno, in cui le classi medio basse si arricchiscono ed assaporano un po' di quel benessere che è sempre stato detenuto dalle classi più abbienti.
Una generazione di giovani abbandonati a sé stessi e a losche compagnie perché i genitori sono assenti in quanto devono lavorare sodo per mantenere lo Status Quo e potersi permetter tutto quello che il progresso e l'incalzante tecnologia hanno da offrire.
. Quella era la generazione nel mezzo, quella che non ha conosciuto né la Grande Guerra, né la Grande Depressione, gli ideali di libertà e giustizia sociale appartengono ai propri genitori, ai "vecchi", ai "Matusa" e sono barbose. E' meglio sballarsi oggi e non pensare al domani.
Un periodo in cui era dannatamente facile cadere vittime della droga. Scenari che abbiamo visto con sincero orrore in film come Christian F. Noi ragazzi dello zoo di Berlino o più recentemente in Trainspotting, con tutto il loro carico di squallore e disperazione proprio di una società che intrattiene i suoi giovani, a cui non promette niente e a cui non ha niente offrire, con paradisi artificiali fatti di sballo e inconsapevolezza.
Un inferno in terra costruito per ghermire ed intrappolare giovani menti, che vivono questa situazione come l'unica alternativa, il migliore dei mondi possibili, l'unica conosciuta e familiare.
Questo scenario si adatta alla perfezione al sound e all'attitudine degli Everything But the Everything, una one man band che con il suo ultimo singolo, Never said, ci trascina per i capelli tra le sonorità New Wave e Post Punk, che hanno caratterizzato quell'epoca. Il veterano Izzy The Gent, proveniente dalla Bay Area, ci regala questa song dal gusto Retrò che rapisce e ci catapulta in una dolce e perversa nostalgia.
Il brano che stiamo ascoltando è interpretato dalla Guest Sophia Prise, una voce struggente e disperata che sembra interpretare con grande realismo le suggestioni di quegli anni. I riferimenti musicali sono palesi, Billy Idol, in parte i Joy Divions, qualche eco nelle intenzioni dei The Cure.
La batteria martellante con il Charleston in sedicesimi, la chitarra effettata con tonnellate di Reverb e Delay, insomma un vero e proprio brano di quegli anni. Le sonorità giusta per tornare indietro nel tempo e riscoprire un periodo difficile, ma dannatamente affascinante in cui il futuro era un incognita, prima di diventare una tragica realtà.