ERIK & THE WORLDLY SAVAGES - Break Free
Una delle cose che si apprezzano maggiormente del periodo estivo sono le sagre e le feste di paese. Questi gioiosi eventi sono perfette occasioni in cui la gente si raduna per bere e mangiare in compagnia, ma soprattutto per scatenarsi con la musica di qualche band che infiamma le calde notti dell'estate e che trasforma strade e piazze in luoghi di divertimento collettivo in cui conta solo lo stare insieme ed il divertirsi.
La pandemia e le relative restrizioni che sono seguite allo stato di emergenza hanno messo un freno notevole al bisogno della gente di socializzare ed interagire vietando di fatto gli assembramenti e le altre situazioni di rischio.
Anche se con molta fatica, cominciamo a vedere le cose tornare ad uno stato di quasi normalità in cui già dalla scorsa estate è stato possibile tornare a frequentare determinati eventi.
Una band che farebbe furore nelle piazze e nelle arene è sicuramente Erik & The Worldly Savage che pubblica un album che saprebbe far muovere e scatenarsi anche le panchine e i lampioni delle suddette piazze.
Il disco in questione si chiama Break Free! e già dal titolo viene messa in chiaro la voglia di scatenarsi e di sudare al ritmo di una musica passionale e coinvolgente in grado di farci dimenticare le nostre preoccupazioni e di abbandonarci alle selvagge vibrazioni della musica.
La band è il risultato dell'incontro tra il cantante e songwriter canadese Erik Mut con la musica dell'Est Europa nel 2008, quando, trasferitosi a Belgrado rimane affascinato dai suoni della tradizione Serba e Mediterranea dando vita a questa creatura folk-punk dall'incredibile energia.
Il disco è costituito da sei brani che si muovono tra diversi generi come il punk, lo ska, il folk e tutto quanto occorra per divertirsi. La grintosa e versatile voce di Erik ci accompagna in questo viaggio fatto di note ed emozioni a partire dal primo pezzo Brainwashed che infiamma subito i toni col suono degli strumenti dell' Est combinati a sonorità di ispirazione occidentale.
Il sound della band è molto ricco anche grazie alla presenza di ben sei elementi che contribuiscono a dare forma e sostanza a questa incarnazione dell'energia. Dry Fear è il secondo pezzo proposto e mette sul fuoco un altro aspetto della band, quello più cadenzato e riflessivo.
Con Sunshine entriamo in un'atmosfera più malinconica in cui i violini enfatizzano il racconto di Erik emozionandoci con le loro dolci melodie. Glass Cage si apre con la fisarmonica facendoci intuire che è tornato il momento di ballare su quelle melodia zigane che caratterizzano il mood del disco.
Leaving è un brano che presenta un tempo reggae molto coinvolgente che ci porta all'ultima traccia dell'album: Burn My Life. Questa canzone costituisce il pezzo più squisitamente rock del disco in cui il suono trascinante della chitarra elettrica è arricchito da fiati trionfanti che sembrano voler chiudere in grande stile questo disco di contaminazioni sonore e pulsante energia.